Due articoli, due analisi, due editoriali sono comparsi nei due giornali economici più importanti al mondo, uno statunitense e un altro britannico, il Wall Street Journal e il Financial Times.
Sono due editoriali mordaci nati dalle vicende di questi ultimi giorni sul caso Alitalia, che difficilmente l'ex Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, riuscirà ad accettare senza storcere il naso. In “Silvio e l'Alitalia” il Wall Street Journal si chiede e chiede agli italiani perché: "L'ultima volta in cui è stato a Palazzo Chigi Berlusconi non ha trovato nessuno per salvare Alitalia. Ha invece esitato, mentre l'indebitamento della società lievitava, fino a raggiungere 1,3 miliardi di euro lo scorso gennaio. Perché Berlusconi non abbia venduto la quota di controllo su Alitalia quando valeva qualcosa. Negli ultimi due anni, infatti, il valore in borsa del gruppo è crollato del 70%".
Secondo questo articolo Silvio Berlusconi più che essere un vero liberale, "desideroso di fare quello di cui l'Italia ha bisogno per far rivivere la sua traballante economia”, è “un corporativista, contrario alla competizione del libero mercato... un politico disposto a fare di tutto per riconquistare il potere. Difficilmente - continua l'articolo - ciò è una buona notizia per l'Alitalia, o per l'Italia”.
Mentre il Financial Times con Guy DinMore, che titola il suo editoriale “Alitalia più vicina alla bancarotta dopo il veto di Berlusconi”, parla dell'anomalia di un candidato che “ha fatto dell'Alitalia una questione elettorale, alimentando il clima protezionistico e nazionalistico suscitato dalla perdita di posti di lavoro e dal ridimensionamento dell'aeroporto milanese di Malpensa pianificato da Air France-Klm”.
Da: www.partitodemocratico.it
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